Interview

Promuovere la salute e il benessere in azienda. Il nuovo ruolo sociale del leader d’impresa.

I capi azienda comprendono bene l’importanza di creare continuamente valore.

Valore per gli azionisti, che investono nella azienda e vogliono vedere remunerato il proprio capitale di rischio.

Valore per i clienti, che acquistano prodotti e servizi se sanno soddisfare bisogni e creare esperienze coinvolgenti.

Con la crescita dell’economia globale è risultato sempre più evidente l’impatto dell’impresa sulla comunità e sull’ambiente e gli stessi azionisti e clienti chiedono una nuova assunzione di responsabilità che coinvolge nuovi soggetti. 

Il mondo sta vivendo una emergenza ambientale e molte aziende hanno piani per ridurre l’impatto sul clima, anche se poche di esse hanno raggiunto la neutralità nelle emissioni.

Non mancano donazioni e iniziative sociali, ma rimane esiguo il numero di imprese con progetti capaci di generare un impatto significativo.

Dove però il divario rimane più grande è nei confronti dello stakeholder più vicino al business leader: quello costituito dai propri collaboratori.

Creare opportunità di lavoro e reddito a persone e famiglie è un enorme contributo al benessere della società che ogni bravo imprenditore assicura quotidianamente.

Quando però si tratta di far crescere le proprie persone e mantenerle in salute, c’è ancora molto lavoro da fare e importanti barriere culturali da abbattere.

La formazione delle risorse umane, ad esempio, è fondamentale per mantenere aggiornate le competenze e fornire gli strumenti di crescita personale e professionale.

Se il nostro paese non brilla per valore degli investimenti fin questo ambito, in particolare nelle aziende medie e piccole, anche in quelle grandi i programmi sono di rado strutturati in veri e propri percorsi formativi, collegati a performance, potenziale e piani di carriera. Si investe ancora poco inoltre sulle “soft skills”, fondamentali per la buona gestione e per la crescita dei collaboratori.

Questo gap sconta un aspetto culturale che riguarda lo stile di leadership, non ancora realmente orientato verso modelli più coinvolgenti e partecipativi.

Una seconda e forse maggiore barriera da superare è quella che riguarda l’approccio alla salute e alla sicurezza in azienda.

È innegabile che nel tempo siano stati fatti buoni progressi per contenere il numero di infortuni, aggiornando la tecnologia, fornendo dispositivi di protezione individuale, potenziando la formazione, i processi e l’organizzazione interna.

La recente emergenza legata a Covid-19 ha però allargato e ridefinito il concetto di “salute e sicurezza”, spostando il focus sulla prevenzione del contagio e delle patologie, allargando la sfera di intervento dai soli aspetti fisici a quelli psicologici e relazionali.

Le persone più colpite dal virus sono state infatti quelle più fragili, con organismo e sistema immunitario debilitato da fattori anagrafici, patologie e comportamenti a rischio legati allo stile di vita.

La delicata situazione socio sanitaria che si è venuta a creare, con distanziamento tra le persone e rischi concreti di vedere ridotto il proprio potere d’acquisto, ha inoltre generato stress e ansia con effetti fortemente negativi per i soggetti meno preparati e resilienti.

Da oltre 15 anni mi occupo di promozione del benessere psico-fisico in azienda. I programmi sono mirati a rendere consapevoli le persone che atteggiamento e stile di vita sono fondamentali per mantenersi in salute e stare bene.

Le statistiche e gli organismi internazionali da tempo segnalano che riducendo fattori di rischio quali alimentazione sbagliata, sedentarietà, fumo e alcool gravi patologie quali cardiopatie e tumori potrebbero essere dimezzate. Purtroppo però la popolazione italiana, che poi corrisponde a chi lavora nelle nostre aziende, per il 50% non fa attività fisica, in percentuale crescente soffre di disturbi legati alla cattiva alimentazione e vede ancora 1 persona su 4 come fumatore abituale.

In questo contesto, cosa stanno facendo le nostre aziende? La formazione che promuove uno stile di vita sano è piuttosto rara e generalmente interessa solo le aziende più grandi. Non si presta ancora sufficiente attenzione alla qualità del cibo servito dalle mense aziendali e dai distributori automatici. I programmi per favorire il movimento fisico sono altrettanto rari così come le iniziative per il benessere emotivo-cognitivo e quello relazionale.

Anni di lavoro per ridurre gli infortuni in azienda hanno dimostrato che azioni di carattere passivo non sono sufficienti e che esse vanno accompagnate da campagne informative, formazione mirata e programmi di prevenzione.

Lo stesso approccio vale per la pandemia in corso, dove distanziamento, sanificazione e DPI andrebbero integrati con la promozione di uno stile di vita corretto, per rendere l’organismo e le difese immunitarie più forti e capaci di rispondere a un eventuale contagio con maggiore efficacia.

Questo è una occasione unica per intervenire, vista la grande attenzione di istituzioni, aziende e persone per la salute.  Oggi più che mai chi ricopre una responsabilità in azienda può fare molto per creare maggiore consapevolezza e aiutare le persone a mantenersi sane.

Francesco Bernardi – Fondatore e CEO di Blumantra

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