Abitudini e Neuroplasticità

Il nostro cervello è alla costante ricerca di modi per risparmiare energia. Uno di questi è trasformare le attività in abitudini. Anche un’azione complicata che richiede concentrazione, come guidare o portare a termine il proprio lavoro, diventa con il tempo un’abitudine senza sforzi.
In genere qualsiasi abitudine può essere suddivisa in un ciclo in 3 fasi.

Le abitudini possono essere di diverso tipo:

• Abitudini fisiche – come ci vestiamo, come parliamo o ci presentiamo

• Abitudini mentali – quello che pensiamo di noi stessi, come gestiamo le priorità, affrontiamo i problemi o prendiamo decisioni

• Abitudini emozionali – come reagiamo agli stimoli esterni, che idea abbiamo di noi stessi, il nostro temperamento emotivo

Le nostre abitudini, unite alle nostre convinzioni e allo stile di vita, modellano costantemente il nostro cervello e, di conseguenza, influenzano il nostro essere.

Fortunatamente il nostro cervello non è statico: può essere allenato per cambiare abitudini di pensiero acquisite nel corso degli anni o per apprendere nuove abilità. Il cervello ha infatti la capacità di adattarsi per far fronte alle esigenze del mondo che ci circonda. Una delle prove è il fatto che le persone che diventano non vedenti o non udenti sviluppano maggiormente altre aree del cervello dedicate alla percezione mediante altri sensi e riorganizzano le funzioni cerebrali.

Possiamo veramente riprogrammare e potenziare il cervello per performare al meglio e fare in modo che si adatti a quelle che sono le nostre nuove esigenze. Tutto questo grazie al concetto di Neuroplasticità cerebrale, che produce l’apprendimento: permette infatti al sistema nervoso di modificarsi a seconda dagli eventi che lo coinvolgono e influenzano, come ad esempio l’esperienza.

Ogni input generatosi nel nostro cervello viene trasmesso di neurone in neurone creando una via neuronale (“traccia di memoria”) di natura biochimica ed elettromagnetica. Ripetendo gesti, pensieri, parole, procedure, movimenti l’impulso elettrico già conosciuto passa nuovamente su quella via neuronale, solcandola e rafforzandola. Questa via può essere già di per sé una strada positiva, come ad esempio avere l’abitudine di fare esercizio fisico in modo costante, ma non sempre la via è virtuosa. Può anche condurci verso abitudine poco sane, come mangiare troppo o avere schemi interpretativi troppo rigidi.

La straordinaria capacità del cervello di riorganizzarsi, quindi, dipende innanzitutto da noi. Dobbiamo imparare a riconoscere le cattive abitudine, smascherarle comprendendo gli errori cognitivi che le generano e, infine, riprogrammarle, per aprire nuovi sentieri, adottare, cioè, nuove abitudini positive e costruttive.